Il Santuario della Madonna delle Lacrime, maestoso Tempio di culto o eco-mostro?

Per noi siracusani è ormai facente parte dell’arredo urbano, un’ opera della quale non possiamo fare a meno, una specie di faro con il quale orientarci da ogni parte della città. Tralasciando il significato religioso della Basilica, però nel tempo questa possente struttura ha evidenziato pareri discordi sul suo impatto urbanistico e sulla sua effettiva bellezza.

L‘opera fu progettata nel 1957 dagli architetti francesi Michel Andrault e Pierre Parat a seguito di un bando di concorso internazionale. La costruzione ebbe inizio nel 1966, a causa dell’estrema modernità del progetto vi furono fin dall’inizio molte polemiche da parte della cittadinanza che reputava e reputa l’opera un “mostro di cemento armato” che andava a gravare ulteriormente su di un’area urbana già pesantemente compromessa, queste diatribe ne ritardarono molto la realizzazione che si concluse solo nel 1994. Durante gli scavi delle fondamenta venne ritrovata un’area abitativa del VI secolo a.C. e portato alla luce un pezzo di strada che in passato costituiva la via principale del quartiere Akradina. La costruzione fu completata dopo circa 28 anni ed il santuario venne inaugurato il 6 novembre 1994 da papa Giovanni Paolo II. Lo stemma di una basilica minore. Infatti il Santuario è stato elevato alla dignità di basilica minore nel 2002 da papa Giovanni Paolo II.

Otto anni dopo, nel 2002, lo stesso Giovanni Paolo II lo elevò alla dignità di basilica minore.

Il santuario è costituito dalla basilica e della cripta, con un corpo conico formato da costoloni in cemento armato che raggiungono un’altezza complessiva di 103 m; 94,30 m a partire dal piano di calpestio e sormontato da un coronamento in acciaio che porta una statua della Madonna in bronzo dorato, opera di Francesco Caldarella, circondata da un’aureola ad elementi circolari e raggiera. Cappelle escluse, ha un diametro di 71,40 m. Ha una capienza di 11000 posti in piedi e 6000 a sedere.

Non tutti sanno che la Basilica nel suo progetto iniziale doveva essere la più alta d’Europa, ma poi sia per mancanza di fondi che sia per problemi di staticità e compatibilità sismica, fu ridotta di oltre il 30%. Le facciate inoltre sarebbero dovute essere dipinte e colorate, ma sempre per motivi economici si ritenne di lasciarle allo stato naturale cementizio.

La forma architettonica del santuario è stata criticata da famosi liturgisti e urbanisti. La sua grande mole di cemento ha modificato negativamente le prospettive urbanistiche di Siracusa e ha sovrastato luoghi di culto antichi e importanti come le Catacombe di Santa Lucia e la Cripta di San Marciano. La struttura è soggetta a varie interpretazioni. Gli architetti si proponevano di realizzare strutturalmente il concetto di elevazione dell’umanità verso Dio. Infatti, la pianta con la sua circolarità vuole rappresentare l’umanità che protende verso Dio. Altri significati attribuiti sono quelli di: faro, identificabile con Maria che conduce verso il porto che è Gesù; tenda, entro la quale la Madre accoglie i suoi figli per condurli al Padre; giglio capovolto, infine una lacrima che scende dall’alto vista nella dinamica dell’impatto a terra.

Il mio parere, per quanto poco rilevante, è quello di credere che l’opera fosse oggettivamente discutibile almeno dal punto di vista urbanistico, ma nello stesso tempo oggi non potrei pensare ad una Siracusa senza questa Opera Maestosa, con la quale ci orientiamo da ogni parte della città quasi come se fosse un Tom Tom e che in un certo senso ci rappresenta e nella quale spesso ci rispecchiamo.

IL PICCHIO