PALAZZOLO ACREIDE…Una perla della Sicilia Sud-Orientale. Un oceano di bellezze in un borgo incantevole.

Palazzolo Acreide (pronuncia /palaʦˈʦɔlo aˈkrɛide/; in siciliano Palazzuolu) è un comune italiano di 8.498 abitanti in provincia di Siracusa.

Città barocca dalle radici greche, situata nei Monti Iblei e non distante dal fiume Anapo e la Necropoli Rupestre di Pantalica.

Così come riporta Tucidide, la città trae origine da Ἄκραι (Ákrai) che derivando dal greco antico ἄκρα (ákrā) altro non significava che “cima, picco, estremità” ma anche “castello o cittadella che domina una città“.

Per quanto riguarda invece “Palazzolo” si tratta di un’aggiunta successiva, in epoca medievale. Trae chiaramente origine dal latino palatium con l’aggiunta del suffisso -olum che diventò quindi “Palatiolum“, divenendo infine il “Palazzolo di Ákrai[4]. Tutt’oggi una delle zone più elevate del comune è chiamata “palazzu“.

Palazzolo Acreide dista 44 chilometri da Siracusa; 39 chilometri da Ragusa, e 91 chilometri da Catania. È situato nella parte ovest della provincia, sui monti Iblei.

STORIA ANTICA

L’esistenza di Palazzolo Acreide viene testimoniata da Tucidide nella Guerra del Peloponneso già in epoca antica

«Acre e Casmene furono fondate dai Siracusani: Acre settant’anni dopo Siracusa, Casmene vent’anni circa dopo Acre. Anche la colonizzazione più antica di Camarina si deve attribuire ai Siracusani, circa centotrentacinque anni dopo che si fondò Siracusa; ne furono nominati ecisti Dascone e Menecolo.» (Tucidide, La guerra del Peloponneso, Libro VI 5)

Era quindi una colonia siracusana fondata attorno al 664 a.C. (70 anni dopo la fondazione di Siracusa) dagli stessi siracusani. Della città antica si conservano numerose testimonianze, in particolare un importante edificio teatrale e un complesso di edifici adiacenti all’agorà greco-romana. Di una strada urbana identifica con il decumano si conserva integro il manto stradale. Molti degli edifici e dei complessi cimiteriali cristiani furono esplorati e dal Barone Gabriele Judica di Bauly. Delle ricerche effettuate dal nobile archeologo si conserva una dettagliata relazione in una pregiata edizione del 1819, oggi piuttosto rara, ma di facile reperimento nelle biblioteche specializzate. Le ricerche archeologiche hanno evidenziato una fase anteriore alla colonizzazione greca, d’interesse è a questo proposito la necropoli della Pinita un complesso di sepolcri scavati lungo una ripida parete di calcare, che molto si assomiglia alle maestose sepolture di Pantalica, della popolazione che vi seppellì i propri defunti si conosce poco, già svutotati nell’antichità hanno restituito alcuni manufatti noti all’Orsi, molto interessante è un sepolcro per la caratteristica volta micenea a testimonianza dei rapporti con il mondo greco ed egeo. altri luoghi di interesse sono l’antro di Sparno e alcune grotte-sepolcro nei pressi di Bauly.

La città greca sorgeva sull’altura del monte Acremonte, in questa località sono stati nel tempo localizzati un Aphrodision (Heraion?) e altri edifici religiosi citati nell’iscrizione Kaibel 217. Di notevole importanza storica e il santuario extraurbano di Cibele identificato dal marchese Paolo d’Albergo e successivamente fatto conoscere dal pittore francese Jean Houel che visitò Palazzolo nel 1777.

«Di ritorno a Palazzolo, visitando le chiese, ho visto in quella di San Sebastiano un quadro di Santa Margherita. È di Vito d’Anna, pittore di Palermo, ed è una bella opera di questo abile maestro. La composizione e semplice vera, di estrema finezza nei colori e di grande stile. Sull’altare maggiore della chiesa dei Cappuccini, presso i quali alloggiavano, c’è un quadro di grande valore che rappresenta San Francesco mentre riceve le stimmate della Mano da Dio. A una bella espressione credo sia stato dipinto dal Monrealese

La città antica fu distrutta dalle truppe islamiche nell’827 si accamparono nei suoi pressi in attesa di occupare Siracusa. Di recente le ricerche sono state riprese dall’Università di Varsavia che ha condotto nell’area della città greco-romana alcune campagne di scavo.Durante il periodo greco la città coniò una moneta con l’effigie della dea Demetra e si arricchì di importanti edifici civili, al regno di Gerone II, probabilmente nato o cresciuto in questa località, si deve il riordino urbano dell’abitato in epoca ellenistica. Del periodo romano si conservano parecchie testimonianze tra queste ad esempio la base di una statua onoraria dedicata a Caio Verre intercettata da Gabriele Judica. In epoca tardo antica e cristiana la città accolse una numerosa comunità di cristiani e di ebrei che migrarono dopo l’editto del 18 giugno 1492 che espelleva dai domini spagnoli le comunità israelitiche.

Nella seduta del 27 giugno 2002 a Budapest, durante la XXVI Sessione Plenaria dell’UNESCO, la chiesa di San Sebastiano e quella di San Paolo di Palazzolo Acreide sono state dichiarate monumento patrimonio dell’umanità.

IL BAROCCO 

Il terribile terremoto del 1693 rase al suolo molte cittadine dell’entroterra siciliano. Tra queste vi è Palazzolo Acreide, che venne pian piano ricostruita in quel particolare barocco tipico della provincia siracusana.

Il terremoto del 1693 è stato uno dei più violenti che abbiano colpito la Sicilia. La magnitudo raggiunta, 7.6, è la più alta registrata in tutto il Paese. Questa scossa tremenda distrusse 45 centri abitati tra cui Palazzolo Acreide. Per la sua ricostruzione si impose la variante siracusana del tardo-barocco siciliano, così come accadde per le altre città colpite dal sisma.

Le particolarità di questo orientamento stilistico sono varie. La ricostruzione dei palazzi avvenne in uno stile elegante, impreziosito dalle sfarzose facciate ricche di dettagli lussuosi. Le chiese presentano dei preziosi interni, con ricchissimi intarsi sulle facciate. L’eccezionalità di questo movimento stilistico sta nel fatto che la ricostruzione contestuale di tutta l’area ha regalato una coerenza stilistica in tutta la zona. Il barocco della Val di Noto, infatti, si distingue da una città all’altra essenzialmente per la diversità dei materiali utilizzati nelle costruzioni.

COSA VEDERE A PALAZZOLO ACREIDE

Chiese

Le chiese di San Paolo e San Sebastiano sono state dichiarate patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO.

  • Basilica di San Paolo;
  • Basilica di San Sebastiano;
  • Chiesa di Santa Maria della Medaglia;
  • Chiesa Madre di San Nicola;
  • Chiesa Madonna Annunziata;
  • Chiesa Sant’Antonio;
  • Chiesa delle Sacre Stimmate di San Francesco;
  • Chiesa di Santa Maria Maddalena;
  • Chiesa dell’Immacolata, con al suo interno una Madonna col Bambino di Francesco Laurana, risalente al XV secolo;
  • Chiesa di San Michele;

Architetture

  • Castello Medievale;
  • Catacombe Santa Lucia;
  • Grotta Senebardo;
  • Intagliata Intagliatella;
  • Palazzo comunale;
  • Teatro Greco;
  • I Santoni;
  • Palazzo Judica (poi Lapira) (1790) conservava una raccolta di antichità acrensi, ora divise fra Lentini e Siracusa, la cui facciata è caratterizzata da singolari decorazioni barocche che evidenziano i balconi delle torrette angolari;
  • Palazzo Iudica-Cafici (poi Caruso), caratterizzato da una lunga balconata a 27 mensoloni, considerata da taluni la più lunga al mondo.
  • La villa comunale

Musei

  • Museo dei viaggiatori in Sicilia
  • Museo dell’informatica funzionante
  • Casa-museo di Antonino Uccello. Contiene un’interessante raccolta di materiale etnografico siciliano. Fu aperto dal fondatore nel 1971. Alla sua morte nel 1979 fu acquistato dalla Regione siciliana. In una frase di Antonino Uccello si racchiude il significato di una vita dedicata alla memoria della propria terra: Un museo etnografico potrà notevolmente contribuire a salvaguardare almeno in parte il materiale di studio, a educare e sensibilizzare l’opinione pubblica, per non dire poi degli ovvi vantaggi che se ne dovrebbero ricavare sul piano scientifico, culturale e turistico.
  • Ecomuseo Acrense – Centro Studi Iblei

 

Le manifestazioni che hanno un’antica tradizione popolare nel paese sono: le feste in onore di san Paolo, san Sebastiano, san Michele, l’Addolorata, la Santa Pasqua, il Carnevale e le rappresentazioni del teatro classico.

Le feste in onore dei santi si svolgono quasi tutte con uno stesso cerimoniale, ma quelle con il maggior coinvolgimento popolare sono quella in onore di san Paolo, patrono della città (25 gennaio e 29 giugno), quella di san Sebastiano (20 gennaio e 10 agosto), quella dell’Addolorata (terza domenica di settembre e venerdì santo) e quella di san Michele (domenica successiva al 29 settembre, quando questa data non cade di domenica, e 8 maggio).

I festeggiamenti, fino agli anni sessanta, duravano circa una settimana, in quanto per l’occasione si tenevano fiere di bestiame, note in tutta la Sicilia. Oggi i festeggiamenti durano tre giorni. Nel primo giorno si svolgono concerti di musica leggera al giardino pubblico (“a sirata â villa”) solo per San Paolo (27 giugno) e San Sebastiano (8 agosto). Nel secondo giorno (“a viggilia”) avviene la svelata del santo nell’altare maggiore della chiesa di appartenenza (”a sciuta râ càmmira”)

Il terzo giorno è quello dei festeggiamenti veri e propri: le messe solenni, quelle cantate, il panegirico e, alle tredici, l’uscita del santo dalla chiesa (“a sciuta ri manzjornu”), tra scampanii, fuochi artificiali e lancio di nzareḍḍi, portato, secondo la tradizione, a spalla (“a spaḍḍa nura”) e seguito da fedeli, soprattutto donne, a piedi nudi (“u viaggiu scausu”), che adempiono lo scioglimento di un voto. Il santo viene fatto uscire anche di sera verso le ore 20 e condotto per tutto il paese secondo itinerari tradizionali, accompagnato dalle bande musicali e dai fedeli. I festeggiamenti si concludono nella tarda notte o nelle prime ore del mattino con l’esibizione di cantanti o altri spettacoli e con il grande finale di fuochi d’artificio.

Da segnalare infine la festa con processione dell’Immacolata (8 dicembre), ripristinata da qualche anno. Come tradizioni gastronomiche ricordiamo la “salsiccia palazzolese”, le paste di mandorle, la produzione di olio extravergine d’oliva ed anche piatti caratterizzati dai sapori tipici del posto: timo, asparagi, finocchietto selvatico, origano, “ajiti” o “amareḍḍi“.

Negli ultimi anni è diventata anche il centro nella provincia di Siracusa, di una tradizione enogastronomica di altissimo livello. Le tradizioni culinarie di un tempo si fondono con l’ ingegno di un popolo laborioso e attento. La salsiccia tipica , la cucina di un tempo e la pasticceria diventano un’altra forma di attrattiva irresistibile.

Impossibile venire a Siracusa e non passare da Palazzolo Acreide…Parola di chi quelle strade le porta nel cuore, in quanto figlio e nipote di palazzolesi. 

Quando passeggi per le strade di Palazzolo Acreide, ritorni bambino e senti la vecchia saggezza dei nonni e senti che ancora c’è una speranza per tutti noi. 

S. Bellio