Cassibile e la Mafia del CAPORALATO con la complicità di tutte le istituzioni.

A Cassibile la mafia del CAPORALATO non solo è tollerata ma è anche favorita da tutta una serie di decisioni di tutte le istituzioni. Eviteremo di scrivere su questo articolo delle condizioni disumane in cui un numero imprecisato di persone (dai 200 ai 300) è costretto a vivere in una tendopoli che nemmeno nelle favelas brasiliane, perché oggi vogliamo concentrarci sul CAPORALATO a Cassibile.

Casa è il Caporalato?  

Il caporalato è una forma illegale di reclutamento e organizzazione della mano d’opera attraverso intermediari, i cosiddetti caporali che assumono per breve periodo (giornaliero o al più settimanale) operai senza rispettare le regole di assunzione e i diritti dei lavoratori. Secondo la legge italiana attuale il caporale è un mediatore illegale di manodopera e gestore dei lavori secondo le richieste dell’imprenditore agricolo. Il caporale ingaggia per conto del proprietario i braccianti e stabilisce il loro compenso del quale tiene per sé una parte che gli viene corrisposta sia dal proprietario che dai braccianti reclutati. Dalla seconda metà del ‘900, con lo sviluppo del diritto del lavoro, la pratica del caporalato è progressivamente emersa come attività della criminalità organizzata volta all’elusione della disciplina sul lavoro, mirante allo sfruttamento illegale e a basso costo di manodopera agricola. I salari elargiti ai lavoratori (‘giornate’) sono notevolmente inferiori rispetto a quelli del tariffario regolamentare e spesso privi di versamento dei contributi previdenziali. Spesso apparentemente i lavoratori sono in regola da un punto di vista contrattuale ma in realtà sono solo contratti fittizi così come certificato già l’anno scorso proprio a Cassibile https://www.lasicilia.it/news/siracusa/254240/cassibile-contratti-veri-e-paghe-false-lusb-tra-i-migranti-sfruttati-nei-campi.html

Come si comporta un Caporale nel reclutare i lavoratori extracomunitari nella tendopoli di Cassibile?

Ogni mattina vengono a reclutare con dei furgoni alcuni lavoratori ( nella totale assenza di dispositivi di sicurezza e distanziamento sociale anti-covid19, in un nove posti ne entrano spesso più di nove ma sicuramente non meno, secondo le attuali norme ne potrebbero essere trasportati al massimo 4 compreso l’autista),  e partendo da Cassibile vengono distribuiti nelle varie campagne della provincia, da Lentini a Pachino, il caporale seleziona i lavoratori  e fornisce il passaggio, il caporale media tra l’imprenditore agricolo e lo “schiavo” extra-comunitario il salario. Infatti l’azienda paga il caporale e il caporale a sua volta paga direttamente il lavoratore trattenendo una buona parte della paga, in alcuni casi una piccola quota extra viene versata anche dall’azienda . Il Caporale diventa il centro di tutta questa attività.

Il caporali solitamente sono legati a famiglie malavitose e mafiose, e in alcuni casi si dividono il territorio, ricordiamo che anche alcune aziende agricole del nostro territorio sono state ricollegate negli ultimi anni alla gestione della mafia ( https://www.nuovosud.it/72044-cronaca-siracusa/pachino-fuori-dal-consorzio-igp-niente-mafia-ma-solo-morosit%C3%A0), nulla si muove in questo settore se la mafia non da il consenso.

I lavoratori extra-comunitari, non protestano, per due sostanziali motivi, uno la paura, in quanto i soggetti in questione non sono solitamente bella gente e il secondo perché protestando non sarebbero poi selezionati per le altre giornate lavorative. Per cui nel silenzio della paura il malaffare cresce. Il caporalato è chiaramente svolto in totale complicità anche con le aziende agricole, che in alcuni casi lo subiscono.

Caso rischia un caporale?

Il Caporalato è un reato penale.

La pena è dai 5 agli 8 anni di reclusione e una multa tra i 1000 e 2 mila euro per ogni bracciante, lavoratore reclutato “chiunque svolga una attività organizzata di intermediazione reclutando manodopera o organizzandone l’attività lavorativa caratterizzata da sfruttamento, mediante violenza, minaccia o intimidazione, approfittando dello stato di bisogno o di necessità dei lavoratori”

Avete letto bene da 5 agli 8 anni per ogni lavoratore reclutato!!! In pratica basta fermare un furgone in cui ne trovi almeno 8 e si beccano almeno 40 anni ciascuno.

SAPETE QUANTI CAPORALI SONO STAI ARRESTATI NEGLI ULTIMI ANNI NELLA PROVINCIA DI SIRACUSA?  ZERO !!! 

E allora perché non fermare tutto questo?

Bella domanda. Le istituzioni non solo non bloccano questo fenomeno di cui sono a conoscenza ma addirittura lo favoriscono. Infatti, invece di distribuire questi extra-comunitari sul territorio li assembrano in un unico posto (la tendopoli), in modo tale che l’utilizzo dei caporali diventa quasi indispensabili nella loro funzione di trasportatori e possono avere anche un’ampia scelta nel reclutamento.

Chi sono le istituzioni responsabili di tutto questo?

Tutte quelle che sanno e non fanno nulla da anni.

Il sindaco di Siracusa e la giunta. La regione siciliana , Presidente e Giunta e tutta la sua deputazione. I vari prefetti che si sono susseguiti. La protezione civile, le associazioni di volontariato che preferiscono questa situazione per averne un tornaconto, i sindacati che parlano  ma non sporgono denunce reali nei confronti dei caporali, buona parte della stampa, la magistratura che non indaga nella giusta direzione.

Queste istituzioni non solo sono colpevoli di non fare nulla ma essendo consapevoli di cosa accade sono colpevoli di favoreggiamento e complicità.

In sintesi, se un’ istituzione fosse a conoscenza per esempio, che una madre facesse prostituire la propria figlia minore e non intervenisse, sarebbe favoreggiamento? Sarebbe complicità? Sarebbe esso stesso un reato? Sìììììììììììììì !!! Perché lo stesso non vale per il Caporalato?

Tutti complici di un continuo reato non solo penale ma anche contro l’umanità.

Tranne che qualcuna di queste istituzioni ci risponda oggi, smentendoci e dicendoci che il caporalato a Cassibile non esiste e ci portasse le prove che abbiamo scritto minchiate… in attesa di tutto ciò, siete e restate complici.

S. Bellio