Sarebbe “abuso d’ufficio” se avesse ragione il consiglio comunale sul protocollo tra Amministrazione e Sicilia Musei. Ma nessuno lo dice.
Lunedì il consiglio comunale ha approvato un atto di indirizzo per revocare la delibera con la quale la Giunta ha siglato il protocollo d’intesa con Sicilia Musei per il progetto Grandi Mostre all’ex convento di San Francesco d’Assisi. Con quest’atto votato quasi all’unanimità e proposto da tutti i capigruppo dell’opposizione, in sintesi il consiglio comunale dichiara che il protocollo è in realtà una concessione per tre anni e per cui occorreva realizzare una gara pubblica. L’amministrazione per voce dell’assessore Granata dichiara di non volere revocare questo protocollo in quanto tutto è stato svolto in maniere conforme alla legge e nell’interesse della città.
Noi chi ha ragione tra l’amministrazione o il consiglio comunale non lo sappiamo, ma sappiamo una cosa, che se avesse ragione il consiglio comunale dovrebbe intervenire la magistratura in quanto si tratterebbe di abuso di ufficio. Non capiamo perché se i consiglieri comunali credono in quello che hanno votato non abbiamo contestualmente fatto un esposto alla magistratura in forza proprio anche della delibera consiliare, in quanto forse senza accorgersene con quell’atto consiliare hanno denunciato di fatto un reato penale, l’abuso d’ufficio.
Si ha il reato di abuso d’ufficio quando un pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, nell’esercizio delle sue funzioni produce un danno o un vantaggio patrimoniale ( IN QUESTO CASO SAREBBE A SICILIA MUSEI) che è in contrasto con le norme di legge o di regolamento.
Di due l’uno, o ha ragione l’amministrazione e questa delibera consiliare è inutile e solo polemica, ed ha il solo scopo di screditare un’azione amministrativa senza nessun motivo logico, oppure il consiglio comunale (in cui in seno vi sono anche illustri avvocati) ha ragione e deve scattare l’indagine della magistratura per l’abuso di ufficio sia per la giunta che per i dirigenti che l’hanno avallata.
Noi non prendiamo nessuna posizione, ma pretendiamo chiarezza.
S. BELLIO