Valorizzare il Papiro per farlo diventare un punto di forza del turismo siracusano. Dalla storia al presente, per puntare al futuro.
Si può puntare su una pianta per rafforzare l’afflusso turistico di una città? Noi crediamo di sì, soprattutto se questa pianta ha una storia secolare e in natura cresce spontanea solo in due parti del mondo, in Egitto e a Siracusa. Ma non si tratta di una normale pianta, ma della pianta che modificò e semplificò totalmente il modo di scrivere e la sua diffusione.
La carta di papiro rappresentò una vera e propria rivoluzione nel campo della scrittura, poiché risultava facilmente pieghevole, leggera e di colore chiaro, tutte qualità utili per gli scritti. Il primo produttore del prezioso materiale fu l’Egitto. Il papiro è una specie erbacea perenne, con fusti alti da 2 a 5 metri e rizoma legnoso molto grosso. Il fusto è trigono, privo di foglie, con diametro di 2-3 centimetri, liscio, di colore verde scuro. All’apice di ogni fusto compaiono brattee lanceolate, arcuate, disposte ad ombrello. Le infiorescenze sono ombrelliformi con raggi lunghi da 10 a 30 centimetri, si formano all’estremità superiore dei fusti e portano delle spighe di colore paglierino che contengono acheni allungati. La fioritura avviene da luglio a settembre. È una specie amante della luce, che cresce lungo le rive dei corsi d’acqua a corrente lenta, con le radici sommerse. Nell’Antico Egitto aveva molteplici usi tecnici: il midollo era usato come alimento e fonte di fibre tessili, i fiori per farne ghirlande, il rizoma come combustibile e le parti più robuste (radici e fusto) per pentole, utensili, calzature, sartiame se non addirittura imbarcazioni.
Invenzione e produzione della carta papiro.
Mentre le tavolette di argilla furono utilizzate quasi solo in Mesopotamia, il papiro fu il principale materiale di supporto alla scrittura per quasi quattro millenni e fu utilizzato su un’area molto più ampia del territorio in cui aveva avuto origine e dove continuò ad essere localizzata la quasi totalità della produzione, l’Egitto. Il suo utilizzo scomparve solo quando si diffuse la produzione della carta, ottenuta dagli stracci e perciò molto più economica. Il papiro era una sorta di carta.
La sua importanza storica è ancora oggi testimoniata da molte lingue europee, in cui la carta è indicata con un vocabolo derivato da “papiro”: in inglese “paper”, in francese e in tedesco “papier”, in spagnolo “papel”. Fa eccezione l’italiano, in cui la parola papiro è usata solo per indicare un qualche documento. La parola “carta” deriva dal latino charta, che indicava un singolo foglio, che poteva equivalentemente essere stato ricavato dal papiro o dalla pergamena. A sua volta charta deriva dal greco chartes, parola di origine forse egiziana utilizzata per indicare i fogli di papiro. La produzione del papiro fu per l’Egitto una grande fonte di reddito, poiché gli egizi lo esportavano nei loro commerci su tutto il bacino del Mediterraneo e nel Medio Orientee. A partire dal III millennio a.C. vi fu un forte scambio commerciale per il papiro attraverso i porti della Fenicia, e dal X secolo a.C. il commercio aumentò notevolmente. Dopo che i popoli del Mediterraneo appresero l’arte della scrittura, la richiesta di “carta di papiro” aumentò enormemente: divenne preziosa e comune in tutta l’area geografica mediterranea. Gli arabi lavorarono il papiro dal VII secolo a.C., i greci dal VI secolo a.C.
L’importanza del papiro come supporto nella trasmissione della cultura è stato fondamentale. Durante tutta l’antichità, dall’epoca di Giulio Cesare a quella dei sovrani franchi, il papiro alessandrino fu il supporto più utilizzato in Europa per la stesura di ogni tipo di documento (ufficiale, mercantile, letterario, ecc.). Nelle case dei romani vi erano spesso delle biblioteche domestiche. I rotoli venivano muniti di indici, etichettati (con una linguetta sporgente che in greco si chiamava sillybos) e impilati in scaffali.
I più antichi papiri ritrovati dagli archeologi risalgono al terzo millennio a.C. grazie al clima secco dell’Egitto. I ritrovamenti, avvenuti anche in altre aree con clima arido come Dura-Europo in Siria, l’area del mar Morto in Palestina o la Nubia, sono comunque rari e perciò sono molto famose alcune raccolte di frammenti, come quella rinvenuta nell’antica città egiziana di Ossirinco e quella più recentemente scoperta a Nag Hammadii. Infine, una parte dei celebri Manoscritti del Mar Morto (databili tra il 150 a.C. e il 70 d.C.) fu scritta su papiro. Molti papiri sono importanti per l’originalità del loro contenuto.
Dal momento che nel clima europeo un papiro poteva conservarsi in buono stato per circa trecento anni, non sono sopravvissuti in Europa molti papiri originali di età greca o romana. Le uniche eccezioni sono i papiri carbonizzati rinvenuti nel sito archeologico di Ercolano.
IL PAPIRO A SIRACUSA
Come già detto il Papiro oltre che in Egitto tra le sponde del Nilo, cresce in natura solo a Siracusa, tra le sponde del fiume Ciane e alla Fonte Aretusa in Ortigia.
La prima testimonianza certa sulla presenza della pianta papiro a Siracusa risale al 1674, fornitaci dal botanico palermitano Paolo Silvio Boccone. La pianta era già nota ai Siracusani prima di questa data e veniva chiamata Pappera, Pampera o Parrucca e veniva utilizzata dai pescatori siracusani per intrecciare corde o dai contadini. Fa discutere l’origine della pianta, alcune tesi ipotizzano che sia autoctona altre che sia importata dall’ Egitto. Chi pensa che la pianta sia autoctona ipotizza che il papiro fosse addirittura diffuso in molte parti della Sicilia e con le varie bonifiche si sia poi estinto in tutta la Sicilia ad esclusione di Siracusa. Molti invece fanno risalire la sua introduzione al tempo di Ierone II . Si narra infatti che Tolomeo Filadelfo, inviò delle piante di papiro a Siracusa come simbolo del basso Egitto. A Siracusa, nel XVIII secolo iniziò la produzione di carta papiro, grazie a Saverio Landolina che iniziò gli studi della pianta nel 1780 e nel 1781 riuscì a fabbricare i primi fogli papiracei avvalendosi della descrizione pliniana. Il suo operato gli diede grande notorietà nel mondo letterario europeo, dando lustro alla città di Siracusa, tanto che tale attività è divenuta simbolo della città. Il lavoro di Landolina fu proseguito per più di tre generazioni. Agli inizi del nostro secolo la famiglia Naro riprese quella tradizione. Negli ultimi decenni sono nate alcune piccole imprese che svolgono questa attività sia dal punto di vista della fabbricazione che della commercializzazione.
IMPORTANTE A SIRACUSA E’ IL MUSEO DEL PAPIRO
Il Museo del Papiro “Corrado Basile”, creato e gestito dall’Istituto Internazionale del Papiro, istituzione culturale avente personalità giuridica senza fini di lucro, è stato fondato da Corrado Basile e Anna Di Natale nel 1987. Il Museo del Papiro si occupa dello studio, della conservazione e della divulgazione delle testimonianze della cultura del papiro, cui spetta un posto di prim’ordine nella storia della civiltà. Il Museo svolge attività di recupero di manufatti e di documentazione sull’uso della pianta del papiro tra le diverse popolazioni, nonché attività di ricerca i cui risultati hanno fornito un concreto contributo alla soluzione di molti quesiti che vanno dall’origine del papiro alla salvaguardia dei papiri del fiume Ciane (Siracusa), dalla valorizzazione delle tradizioni storiche legate al papiro agli studi sulle antiche tecniche di manifattura e al trattamento e conservazione dei documenti papiracei.
Per tutte le info sul museo visitate il sito http://museodelpapiro.it/
E soprattutto visitate il museo in via Nizza 14 a Siracusa in Ortigia, quando questo ritornerà possibile farlo.
In qualsiasi città del mondo si organizzerebbero eventi legati ad una particolarità come questa, in moltissime città del mondo, magari meno fortunate della nostra Siracusa, fonderebbero parte del loro turismo sul papiro. Non penso che Siracusa debba fondare il suo turismo sul Papiro ma far diventare questa possibilità un plus che ne aumenti l’interesse. Credo che la maggior parte dei turisti non conoscano questa peculiarità tutta siracusana e valorizzarla sarebbe cosa buona e giusta.
Creare un evento in nome del Papiro potrebbe essere una grande idea. Creare corsi di formazione per artigiani della carta Papiro potrebbe esserne un’altra. Valorizzare la fonte Ciane facendola diventare meta turistica importante un’altra ancora.
In sintesi crediamo che se imparassimo a valorizzare tutto ciò che abbiamo dentro, questa città potrebbe pian piano scollegarsi dal sistema socio-economico delle industrie per puntare in maniera decisa su un’economia turistica e sostenibile anche dal punto di vista ambientale.
A. Valenti