L’imbroglio Piccolo Panda. Sciopero della fame della Professoressa Caligiore. Da tantissimi mesi il Comune non paga, oltre 500 cani sono stati a rischio fame e vita. Un affare da UN MILIONE E DUECENTOMILA EURO che fa gola a molti.
Inizia lo sciopero della fame della professoressa Maria Elena Caligiore, davanti il Piccolo Panda per mettere in evidenza le mancanze del comune di Siracusa nella gestione dello stesso. Secondo la Caligiore, alcuni volontari ed i dipendenti della struttura, da circa 15 mesi il Comune ha sospeso ogni tipo di pagamento per il sostentamento della struttura, in forza di una iniziativa della magistratura che ha previsto il sequestro preventivo ma di fatto lasciando la gestione dello stesso, all’associazione che lo gestiva. Il comune in forza di questa sentenza taglia i viveri alla struttura disinteressandosi di fatto di come questi cani sopravvivessero. La struttura autofinanziandosi riesce a sopravvivere (i dipendenti rinunciano agli stipendi), infatti le visite dell’ASP certificano lo stato di ottima conservazione della struttura e dei cani ospitati.
La faccenda giudiziaria è oggettivamente complessa, in sintesi chi è proprietario dei terreni disconosce chi lo gestisce e ne chiede il subentro essendo esse stesse associazioni animaliste (chi protesta ci pone molti dubbi sui requisiti oggettivi di questi possibili subentranti). Ci fermiamo qui nella descrizione della bega giudiziaria, andare oltre non porterebbe a nulla.
Qual è la cosa paradossale in tutta questa vicenda? Che il comune taglia i viveri al gestore del Piccolo Panda ma continua a mandargli i cani in ricovero, con delle ordinanze specifiche, per cui da un lato non lo finanzia ma dall’altro lo obbliga a ricevere i cani. Secondo un principio di totale follia sia logica che amministrativa.
Il comune in questi mesi, oltre a coordinare i controlli dell’ ASP e inviare qualche nuovo cane, si è totalmente disinteressato di come sopravvivessero questi animali.
Tutto nasce nel periodo in cui era assessore al ramo, l’assessore Fabio Granata, il quale congiuntamente con il sindaco Italia decidono di prendere una decisione Politica ed entrano dentro una bega giudiziaria senza che tecnicamente questo gli fosse stato richiesto. Infatti nel sequestro preventivo la magistratura non parla di sospensione dei fondi, ma anzi di fatto permette il proseguimento della gestione (come in realtà poi è stato).
L’affare randagismo è appetibile a molti, muove UN MILIONE E DUECENTOMILA motivi di interessi. Ci chiediamo, esiste qualche associazione vicina politicamente a qualche politico locale che vuole metterci le mani? Siamo certi che non sarà così, ma i nomi di chi sosteneva i vari candidati a sindaco della città non sono nascosti e non siamo molto avvezzi a credere alle coincidenze.
La domanda è lecita, il dubbio è lecito. Il Sindaco Francesco Italia è un fautore della trasparenza, per cui gli chiediamo di esserlo anche in questo caso e come abbiamo fatto sempre gli chiediamo di scrollarsi qualche zecca che lo mette in imbarazzo ormai da quando si è insediato e parlando di cani il termine zecca ci sta anche bene.
Premettiamo che noi non conosciamo e non tifiamo per nessuno degli attori privati di questa storia, ma per una cosa tifiamo ed è la trasparenza ed il riconoscimento delle cose giuste. Pagate chi ha dato da mangiare per tantissimi mesi a 500 cani e fate pervenire gli stipendi a chi ha lavorato gratis, controllate bene prima di ogni decisione futura ogni singola certificazione ed iscrizione, al di là di quello che spunta nelle carte ufficiali, qualcosina di strano è pervenuta anche a noi e non vi nego che siamo rimasti a bocca aperta.
Chiediamo trasparenza. Alla fine chiediamo poco.
S. Bellio