Nel ricordo di Malena, il film che nel 1999, fece diventare per un breve periodo tutti noi siracusani Attori. Guarda il video della colonna sonora di Ennio Morricone
Malena, il film che nel 1999, fece diventare per un breve periodo tutti noi siracusani Attori. Il film vide l’utilizzo di centinaia di comparse siracusane, un bellissimo ricordo per la città. Molte le persone e curiosi che speravano in una foto o un autografo della bella Monica Bellucci che fu la protagonista del film. La Bellissima Siracusa, in particolare Ortigia, fa da sfondo alla storia che sotto potete leggere. Il film costò 20 milioni di Dollari e fu girato anche a Noto, Realmonte Scala dei turchi e Catania. Bellissima la colonna sonora di Ennio Moricone. Regia Giuseppe Tornatore.
La vicenda è ambientata a Castelcutò, Sicilia, durante la seconda guerra mondiale. Il tredicenne Renato Amoroso si invaghisce insieme con i suoi amici della ventisettenne Maddalena Scordia, soprannominata Malèna, la donna più bella del paese, che abita sola perché il marito Nino è partito da poco per il fronte. La bellezza di Malèna in quella piccola realtà paesana è causa di disagi e innumerevoli problemi per lei poiché, essendo il sogno sessuale di ogni uomo, diventa anche l’oggetto dell’invidia e dell’odio delle donne del posto.
L’amore che Renato prova per Malèna però è sincero e la donna diventa un’ossessione per il ragazzo, che non potendo dichiararsi a causa della giovanissima età, incomincia a spiarla continuamente e a seguirla, arrivando a rubarle perfino un capo di biancheria intima.
Un giorno Malèna viene raggiunta dalla terribile notizia della morte del marito al fronte. La donna rimane quindi vedova e, dopo aver perso anche l’affetto del padre, irritato con la figlia per via dei pettegolezzi che la circondano, resta indifesa davanti alle cattiverie delle paesane gelose e alla cupidigia sessuale dei loro mariti. Le diffamazioni sulla giovane vedova si susseguono e si diffonde presto la voce che Malèna, nella sua grande casa, si sia concessa carnalmente a numerosi uomini della cittadina, fra cui il tenente Cadei, giovane e affascinante aviatore, scapolo, che con Malèna aveva in effetti incominciato una timida relazione. Lei si difende dalle critiche, ma viene trascinata in tribunale dall’anziana moglie di un dentista con l’accusa di adulterio: vince la causa, ma viene poi stuprata dal suo avvocato, da sempre attratto da lei. Il tenente Cadei viene invece trasferito all’estero per lo scandalo, dopo aver dichiarato che la relazione con la donna non era stata altro che una “semplice avventura”.
Malèna, ora senza denaro, né amici, né famiglia (il padre muore in seguito a un bombardamento degli Alleati) vive nel dolore e nell’angoscia. Dopo aver tentato invano di trovare un lavoro onesto, si rende conto di avere un’unica soluzione per sopravvivere: la sua salvezza in quel periodo può essere solo la sua bellezza. Cambia aspetto, tingendosi i capelli corvini di un colore rossiccio e il suo atteggiamento si fa improvvisamente provocante verso gli uomini: ormai ha deciso, pur sapendo di umiliarsi, di concedere la sua avvenenza ai personaggi più in vista della zona, che oltre al denaro le procurano anche cibo. Renato non si dà pace, vorrebbe aiutarla, ma non può, e allora continua a cercare di farsi notare da lei, inutilmente, e a pensarla nelle notti insonni; immagina Malèna di volta in volta come la Jane di Tarzan, Cleopatra, la pupa del gangster o la bella pin-up dei calendari erotici, addirittura come la Madonna.
Nel frattempo le sorti della guerra precipitano e i tedeschi invadono Castelcutò: per qualche mese Malèna si ingrazierà le truppe naziste, concedendosi sessualmente ai soldati insieme con Gina, un’altra femme fatale del paese che in precedenza era stata l’amante del signorotto locale. Ma quando nel 1943 i tedeschi se ne vanno e arrivano gli americani il suo destino cambia: le donne del paese, da sempre invidiose e piene di rancore nei confronti di Malèna, utilizzano la scusa del collaborazionismo per linciarla pubblicamente, picchiandola e tagliandole i capelli.
Ferita nel corpo e nell’anima, Malèna decide di scappare dall’ostile paese e si trasferisce a Messina. A sorpresa, un giorno a Castelcutò torna Nino Scordía, che in realtà non era morto: aveva perso un braccio e contratto una malattia in India che lo aveva ridotto in fin di vita. Si reca subito alla vecchia casa in cui abitava con la moglie, e la trova occupata da diversi sfollati; cerca l’aiuto del comando americano per trovare Malèna, ma nessuno sa dove la donna si trovi. Viene deriso dagli ex fascisti del luogo, che un tempo avevano desiderato sua moglie e l’avevano insidiata mentre lui era dato per morto. Renato, ormai cresciuto e rattristato per il trattamento riservato al marito di Malèna, che è pur sempre un valoroso soldato, in una breve lettera gli racconta la vicenda della moglie; lo rassicura sul fatto che la donna abbia amato solo e sempre lui ma a causa della guerra e della fame la situazione era del tutto precipitata. Conclude informandolo di averla vista partire per Messina. Nino quindi decide di raggiungerla.
Un anno dopo Malèna e il marito tornano a Castelcutò, intenzionati a passare lì il resto della loro vita, e a testa alta, insieme, attraversano la grande piazza cittadina. Questa volta la gente li accoglie serenamente, anche se sembra che le donne trattino Malèna con gentilezza solo perché ora non è più una “minaccia” ai loro occhi: infatti la donna, pur sempre molto bella, appare “ingrassata” e vestita in modo anonimo, priva del fascino di un tempo. Il film si conclude con il nostalgico pensiero di Renato: dopo che molti anni sono trascorsi e si ritrova vecchio e rassegnato alla banalità della sua vita, ammette di aver conosciuto e amato molte donne nel tempo e di essersi scordato di tutte. L’unica che non riesce dimenticare è ancora lei, Malèna.
IL PICCHIO